La consapevolezza di unità del tutto

Nel percorso di costruzione della consapevolezza di unità del tutto, è utile partire proprio dai condizionamenti che rendono così difficile riconoscere la realtà della comune e unica essenza di tutte le cose, compresi gli esseri viventi. 
La difficoltà non deriva tanto dalle nostre facoltà percettive, come si potrebbe pensare, ma dalla interpretazione che diamo di ciò che ci rimandano della realtà. Le convinzioni maturate e consolidate nel corso dei millenni, a livello collettivo e individuale, fungono infatti da filtro di lettura della realtà in chiave dualistica e sono rafforzate dalla nostra mente ad ogni esperienza.


La nostra consapevolezza è infatti imbevuta, fino dal suo primo formarsi, di input che pongono la dualità (e dunque la separazione) quale fondamento certo della nostra esistenza. 
L'effetto di questa costante premessa ad ogni esperienza è il rafforzamento dell'idea che vi sia una "distanza" tra l’individuo e tutto ciò che è altro da lui, ad ogni livello, sia fisico sia metafisico. 
Esasperando i contenuti di dualità trasmessi per millenni, il secolo appena concluso ha poi visto l’elaborazione di ulteriori profili di separazione dell'essere umano, sia verso l'esterno, sia verso il suo interno. 
Innanzitutto, il definitivo superamento dell'idea di una natura che tutto comprende (dunque anche l'essere umano), ha portato a concepire l’ambiente naturale come qualcosa di esterno all’uomo e purtroppo, di conseguenza, ad egli estraneo (con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti). 
Ma l'idea di separazione non è aumentata solo nel rapporto fra l’essere umano e il resto del creato, ma anche rispetto alla sua stessa dimensione unitaria di sistema vivente. 
L’affermarsi della psicanalisi ha infatti operato una raffinata parcellizzazione dell’individuo (ricordo il significato etimologico del termine individuo: “che non può essere ulteriormente diviso”!) mettendo addirittura una sua parte contro l’altra. Si vedano a tale proposito i vari concetti di identità, personalità, sub-personalità, ego, livelli, integrazione, eccetera. 
Tale prospettiva è stata fatta propria anche da molte discipline che offrono l’obiettivo della “riunificazione” delle parti in cui si ipotizza sia diviso l’essere umano: corpo, mente, anima (o spirito). Altre propongono, al contrario, l’eliminazione di una o più parti, indicate come causa della sofferenza dell’individuo (in primis l'ego o personalità). Tutto ciò indica una visione frammentata della realtà, anche in quei campi nei quali un approccio più unitario e sistemico porterebbe enormi vantaggi.
In ogni caso, un cambiamento di visione, quando interiorizzato, ha l’effetto progressivo di trasformare il modo di rapportarsi e interagire con ogni aspetto della vita, permettendo, nello specifico del modello unitario, una nuova esperienza di risonanza con tutto ciò che esiste. 
Il principale effetto della consapevolezza di unità è infatti l'introduzione di una nuova, concreta possibilità di scelta nella propria vita, che abbia come presupposto il riconoscersi indistintamente in ogni aspetto dell'esistenza. Una scelta che appagherà sia l'intelletto sia il cuore.